Il rapporto fra l’Uomo e il più grande dei problemi esistenziali
Il male è qualcosa che ha sempre turbato l’Umanità, incapace di dare una spiegazione a quelle che sembrano ingiustizie, soprattutto quando colpiscono un “giusto”.
Noi credenti sappiamo che Dio con la sua Parola Creatrice, ha posto in esistenza cose visibili e cose invisibili. Proprio in questa classificazione sta la differenza fra credenti e atei. I fedeli credono che esistano anche enti immateriali (in pratica: il mondo non è composto solo ed esclusivamente da materia). Questa non è una convinzione astratta, ma parte proprio dal principio base della Fisica, la quale afferma che nulla si crea dal nulla. Deve però esserci stato un inizio della materia, ed è qui che le strade fra atei e teisti si divide.
Con l’accettazione dell’esistenza di cose invisibili, viene più logica l’accettazione della natura spirituale di alcuni enti, e fra essi c’è Satana.
La convinzione della Chiesa Cattolica è dunque quella che prevede l’esistenza di Satana (il divisore, il tentatore, il nemico, l’angelo ribelle): inutile girarci intorno!
Una delle astuzie preferite e efficaci del Maligno, è quella di far credere o pensare di no esistere: se non esiste allora tutto è concesso.
Il Male colpisce tutti, e non c’è una via preferenziale per chi è “buono”. Isaia, già almeno sette secoli prima dell’avvento di Gesù, ci aveva avvertito che il Cristo sarebbe stato un servo sofferente.
Il dilemma, che vedremo poi è solo apparente, sorge quando ci chiediamo perché Dio, Creatore buono, permette il male.
Qui dobbiamo stare molto attenti al significato dei problemi esistenziali più diffusi, ovvero chi siamo, dove andiamo e perché esistiamo. C’è una graduatoria delle motivazioni per cui l’Uomo, la più perfetta macchina che esiste in natura, l’unico essere vivente veramente pensante sulla terra, dotato non solo di pensiero, ma anche di capacità di ragionamento complesso e coscienza, è diverso da tutte le altre creature.
La nostra Fede, ma anche quella di tutte le grandi religioni monoteiste, spiega con la grande metafora contenuta nella Genesi, le motivazioni della Creazione.
Dio non sarebbe il Padre buono e perfetto che è, se non avesse lasciato libere le sue creature: avrebbe creato per egoismo delle marionette con cui divertirsi, un po’ come credevano i deisti greci e romani antichi.
Questa libertà non fu riservata solo alle creature visibili (materiali), ma anche a quelle invisibili (spirituali). Viene quindi facile comprendere che se una di queste ultime sceglie di misurarsi con il proprio creatore, essa può farlo, esattamente come può farlo la creatura materiale che non crede.
Ma se questa logica spiega l’esistenza del Male, dobbiamo fare un altro e più incisivo sforzo per comprendere perché Dio accetta che esso esista.
Aiutiamoci cambiando prospettiva e usiamo invece di accettare, la frase “prendere atto”. In rispetto alla libertà, Dio prende atto che l’Uomo (materiale) o lo spirito (immateriale) possa causare del male.
Non bisogna però cadere nell’errore di pensare che Dio non intervenga.
Il Padre Eterno non abbandona nessuna delle sue creature, solo che non interviene secondo la nostra logica, le nostre aspettative limitate, i nostri obiettivi umani. Dio bada al sodo!
Ci ha dato però il motivo per credere a questo suo intervento costante e decisivo: la Croce.
Al tempo di Gesù venivano crocifissi solo coloro che erano indegni addirittura di un riconoscimento umano, come reietti, schiavi, ultimi fra gli ultimi. Il supplizio della croce era vietato nell’applicazione a un cittadino romano. Lo stesso San Paolo, Saulo da Tarso, cittadino romano per antico privilegio accordato alla sua città natale, fu decapitato, mentre Pietro fu crocifisso.
Ma la croce significava anche qualcosa di peggio. A questa morte (la più atroce fra tutte) era associato il disprezzo più assoluto, una condizione che si applicava per dimostrare che il condannato contava meno delle bestie.
Alla crocifissione erano associate altre pene, quale la flagellazione, il dileggio, gli insulti, gli sputi, il disprezzo totale a cui il condannato veniva volutamente esposto. Ne derivava una condizione di azzeramento di ogni dignità umana.
Ebbene, in questa condizione che sembra essere quella più estrema dell’applicazione del male e della sofferenza più atroce, Dio è intervenuto trasformandola in Salvezza, vittoria della morte e viatico di Vita Eterna. Dio dunque trasforma OGNI male in bene per le sue creature che accolgono il Cristo.
Non pretende che ognuno di nopi salga su una croce per salvarsi, ma ci conferma la garanzia che il male derivato dalle libere scelte concesse all’Umanità, non potrà mai essere definitivo, ma sarà trasformato in Bene Assoluto e Eterno dal Dio Creatore.
Questo ci insegna inoltre che non dobbiamo temere oltremisura il demonio, destinato a essere sconfitto, ma a non fare l’errore di farci convincere che non esista.