La pace è dono di Dio

Si ottiene gratuitamente, e gratuitamente va augurata

Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.
(Dalla liturgia)

«Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi».

La pace, che è il primo dono del Signore risorto (ricordiamo il primo saluto del Risorto ai suoi discepoli, chiusi nel cenacolo: «pace a voi» Gv 20,19) non è un dono che siamo costretti ad accettare. Lo possiamo anche rifiutare. E lo rifiutiamo se viviamo una vita lontana dal Signore, lontana dalla sua grazia.

Il rischio di rifiutare la grazia del Signore è sempre presente nella nostra vita. Quando il Signore comanda di guarire gli infermi, resuscitare i morti e purificare i lebbrosi ha in mente anzitutto la guarigione dal peccato, che paralizza quanto di buono c’è in noi, uccide la grazia di Dio nella nostra anima.

Gesù ci purifica da quella lebbra – il peccato appunto – che sfigura la nostra anima creata ad immagine e somiglianza di Dio.

Non abbiamo timore a rivolgerci alla Chiesa, con la santa confessione, per chiedere perdono per i nostri peccati, e guarire così da questa malattia che ci fa perdere, anzitutto, quella pace interiore che è il primo dono che il Signore vuole farci.

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