Il vero incontro col Cristo cambia ogni prospettiva
Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».
(Dalla liturgia).
Facciamoci caso: i due discepoli di Emmaus, Cleopa e il suo compagno, conoscevano già tutto quando, amareggiati e rancorosi, si allontanavano da Gerusalemme per andare chissà dove.
L’incontro con il viandante (che poi si è rivelato essere Gesù) non ha dato loro qualche notizia nuova. Conoscevano già la testimonianza delle donne, la tomba vuota, persino la visione degli angeli che affermano che Gesù è vivo. Sapevano già tutto. Ma questa conoscenza è stata inutile finché non hanno fatto una vera esperienza del Signore risorto. Allora tutto è cambiato.
Gesù li ha prima istruiti sulle sacre scritture, facendo loro capire come ogni passo della Bibbia è indirizzato lì, alla morte e resurrezione del Figlio di Dio, e poi ha spezzato il pane. In sostanza ha celebrato la Messa nei suoi due momenti: la liturgia della parola e quella eucaristica.
Avendo fatto una vera esperienza del Signore il cuore deluso ha ricominciato ad ardere nel petto, le loro menti si sono illuminate e i loro occhi si sono aperti, facendo loro comprendere quella realtà che era già chiara davanti a loro, ma che essi, prima di fare questa esperienza, non erano in grado di riconoscere.
Ma vi è un altro aspetto, sottolineato dal grande Papa San Gregorio Magno, un dottore della Chiesa dei primi secoli: gli occhi dei due discepoli si sono aperti dopo che hanno usato carità verso l’ignoto pellegrino, accogliendolo nella loro casa: l’ascolto della parola di Dio, illuminata dall’insegnamento di Gesù, aveva fatto loro ardere il cuore nel petto, ma non è stato sufficiente per fare una vera esperienza di Lui e modificare in meglio la nostra vita e aprirci le porte dell’eterna beatitudine.
Se l’ascolto della parola di Dio, le pratiche di pietà e preghiera non si concretizzano in una carità operosa, non valgono nulla. Ricordiamoci il passo del Vangelo: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli».
Anche noi possiamo fare questa esperienza. Noi difficilmente incontreremo Gesù che cammina per strada, ma questo non è necessario. Anche noi possiamo fare un’esperienza viva e vitale del Signore innanzitutto partecipando bene alla Messa.
Se pensiamo di vivere la fede in modo soltanto intellettuale, limitandoci a ragionare su di essa, non arriveremo a nulla, ci porterà solo alla delusione e all’amarezza, come è successo ai due discepoli prima di incontrare Gesù. Ma se faremo una vera esperienza di Lui, amando Dio e i fratelli, con una vita ricca di preghiera, con una vita morale ordinata, ricevendo bene e con frequenza i sacramenti, e vivendo nella carità verso il prossimo, allora anche il nostro cuore arderà nel petto e i nostri occhi si apriranno, permettendoci di comprendere il senso della nostra vita e di essere, pur nei dolori e nelle difficoltà della vita, nella pace e nella gioia di Dio.