Perché viene allestito, le tradizioni e il significato quello che comunemente si chiama “il Sepolcro”
L’Altare della Reposizione, comunemente chiamato dai fedeli “sepolcro” è il luogo dove viene conservata l’Eucarestia dopo la Santa Messa vespertina del giovedì, chiamata “in Coena Domini” in ricordo dell'”ultima cena” consumata da Gesù insieme agli Apostoli, prima della Passione.
Secondo la Liturgia l’Altare della Reposizione non deve coincidere con l’Altare Maggiore e viene addobbato in modo solenne per permettere ai fedeli l’Adorazione.
Il “Sepolcro” viene disallestito al pomeriggio del Venerdì Santo, in quanto si riprende la distribuzione l’Eucarestia, che dalla sera del giovedì è sospesa.
Attorno ai “Sepolcri” sono sorte numerose pie tradizioni, come ad esempio l’uso di visitare 7 Altari della Riposizione in 7 chiese diverse. Il numero 7, oltre a richiamare il concetto di “infinito” per la tradizione ebraica, è in questo caso utilizzato in ricordo dei “7 Dolori della Santa Vergine”.
Nella tradizione ligure sono vivi i “cartelami”, ovvero cartoni che raffigurano pie scene e personaggi biblici. In Italia Centro-meridionale invece si è soliti riempire alcune ciotole (“lavureddi”) di semi di grano o legumi, che vengono poste al buio e innaffiati in modo che al Giovedì Santo presentino filamenti di tutti i colori.
Per i fedeli l’Altare della Reposizione è un modo che aiuta l’Adorazione del Cristo Risorto e la meditazione. Spontaneamente, in molte occasioni, i visitatori lasciano offerte sul luogo dell’allestimento e accendono candele per ottenere le Grazie.
Sicuramente il “Sepolcro” avvicina il cuore dei fedeli a quello di Gesù, col ricordo della sua Passione e del Sacrificio di Salvezza.
Nella foto è illustrato l’Altare della Reposizione allestito dai fedeli mendaighini presso la Parrocchia dei Santi Nazario e Celso a Mendatica.
Al centro è posta una croce creata con spighe di grano, che simboleggia il Sacrificio di Nostro Signore, ma anche il suo farsi cibo di Vita Eterna per noi.
Sulla sinistra si nota una corona di spine. La Passione di Gesù è stata reale, e Lui l’ha voluta vivere interamente come uomo. Non a caso però, la corona è collocata sopra un telo bianco che rappresenta il sudario.
Nella tradizione ebraica del tempo, il corpo di un defunto veniva avvolto in un lungo telo che ne ricopriva l’intero corpo sia nella parte anteriore che posteriore, come mostra chiaramente la Sacra Sindone. La corona di spine, segno di sofferenza terrena, viene a contatto con la divinità di Gesù-Dio: il sudario afflosciato è il segno della Resurrezione. Con la Resurrezione, Gesù Uomo-Dio sale alla destra del Padre nel mistero della Trinità Unico Dio. La sua ascesa è rappresentata dalla forma della radice d’albero che tende verso il cielo.
Alla base della Croce c’è un altro cestino che questa volta contiene una sacchetta aperta dalla quale fuoriescono i 30 denari del triste prezzo a cui Giuda ha venduto il Salvatore del mondo.
Accanto alla Croce, in un cestino, troviamo il pane, il grano e l’uva, che ricordano l’Eucarestia. È proprio col grano macinato e con l’uva schiacciata, ovvero due alimenti triturati e sacrificati, che si ottengono il Pane e il Vino destinati a diventare il Corpo di Cristo.