I “soldati” al servizio del Sommo Sacerdote
Pur soggetti all’autorità romana e sottomessi dall’esercito di Roma, a Gerusalemme c’era un gruppo di leviti che erano incaricati della sicurezza nel Tempio e che spesso agivano anche per assicurare l’ordine pubblico. Queste milizie si occupavano anche di tutto ciò avesse a che fare con le contestazioni o i comportamenti ritenuti sconvenienti alla legge mosaica: erano le Guardie del Tempio.
Costituivano l’unica eccezione di corpo armato ebraico ammesso dai Romani ed erano direttamente dipendenti dal Sinedrio. Il loro comandante era il Capitano del Tempio, una delle massime autorità ebraiche del tempo, dopo il Sommo Sacerdote. Militarmente erano suddivisi in divisioni, ciascuna col loro capo.
Nel Vangelo di Luca i capi delle Guardie del Tempio sono espressamente citate al momento dell’arresto di Gesù. Giovanni parla di soldati e guardie fornite dal Sommo Sacerdote, e di comandante e guardie dei giudei.
L’esistenza di una istituzione come le Guardie del Tempio rivela il riconoscimento da parte dei Romani della profonda influenza che la fede religiosa rappresentava per il popolo ebraico. Concedere che vi fosse una guarnigione incaricata di sedare le discussioni relative alla fede era di fatto una garanzia per i Romani, che reputavano sconveniente interferire troppo, nella Palestina della prima parte del I secolo, in ambito religioso.
Un’ultima annotazione che è motivo di riflessione teologica. Al momento della cacciata dei mercanti dal Tempio da parte di Gesù, nessuna Guardia del Tempio osò intervenire per impedirla. Se ci riflettiamo si tratta di un fatto veramente significativo, nonostante questa azione del Cristo sovvertisse l’ordine delle cose predisposte dal Sommo Sacerdote e dai Farisei.

