Gesù si rivela nella carne e nello Spirito

Distinguere ciò che è umano da ciò che è eterno

Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato» (dalla liturgia).

Gesù dice chiaramente ai suoi concittadini che il brano del profeta Isaia che stava leggendo è riferito proprio a Lui. Che è Lui che porterà a compimento le promesse di Dio.

Per dare un senso a queste parole dobbiamo però considerare quale sia stato lo scopo principale della sua incarnazione: Gesù non si è fatto uomo per risolvere i problemi pratici del vivere, per cancellare il male e l’ingiustizia dalla terra. Se così fosse non potremmo che concludere, a duemila anni di distanza, che ha miseramente fallito.

Lo scopo della venuta del Signore è quello di liberarci dalla schiavitù del peccato, e dalla dannazione eterna che del peccato è la conseguenza, e riconquistarci l’amicizia con Dio, e quindi con i fratelli. Se leggiamo il brano in quest’ottica, le parole di Gesù diventano comprensibili, e vere. I veri poveri siamo noi: quando decidiamo di vivere nel peccato.

Il peccato ci rende poveri, ci priva della cosa più importante della vita: la grazia di Dio, cioè la vita interiore che Dio continuamente ci trasmette, e la promessa della vita eterna. Il peccato poi ci rende prigionieri, prigionieri di noi stessi, nel senso che ci ingabbia e ci rende difficile fare a meno di esso. Ci rende oppressi, perché ci toglie la gioia di vivere, e spesso ci priva di un atteggiamento di vera carità verso i nostri fratelli. Ci rende ciechi, non fisicamente, ma nel senso che chi vive nel peccato in maniera abituale perde di vista il senso della vita, non capisce più cosa sia al mondo a fare, vive nella confusione, in un tourbillon di cose inutili, perdendo di vista ciò che per cui vale davvero la pena di vivere.

Proclamare l’anno di grazia. Cos’è questo anno di grazia? È il tempo che stiamo vivendo, dopo che Gesù, con il suo sacrificio, ci ha riconciliati con il Padre e ci ha permesso di uscire dalla schiavitù del demonio, ci ha strappato dalla dannazione riaprendoci la strada per la vita eterna.

In questo tempo di grazia e di misericordia noi siamo chiamati a vivere, amando Dio e il prossimo, osservando i comandamenti del Signore, abbeverandoci a quella fonte di grazia che sono i sacramenti (in particolare la Confessione e l’Eucaristia), cercando con il suo aiuto di non perdere l’appuntamento più importante della nostra vita: la felicità piena ed eterna del paradiso.

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